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Riv. Mat. Univ. Parma (6) 1 (1998)
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In Memoria
Mentre l'’anno 1998 volgeva al termine, il giorno 19 dicembre, si è spento il collega ed
amico Francesco Speranza, membro
del Comitato di Redazione e, per tre anni Direttore della
Rivista. La sua scomparsa ha lasciato un profondo senso di vuoto nel Dipartimento di Matematica
di Parma e in tutta la comunità matematica italiana.
Il Comitato e la Segreteria di redazione della Rivista lo ricordano con stima e
rimpianto
ed intendono onorarne la memoria con opportune future iniziative. In questo numero pubblichiamo
una Commemorazione tenuta dal professor Giovanni Battista Rizza in occasione delle esequie ed un
ricordo da parte delle dottoresse Margherita Michelotti e Paola Vighi, sue allieve.
Commemorazione del Prof. Francesco Speranza
E' con profonda commozione che prendo la parola per ricordare l'amico e collega Francesco
Speranza, che ci ha lasciati a soli 66 anni di età nel pieno della sua attività di Scienziato e
di Maestro.
Il Magnifico Rettore, Prof. Nicola Occhiocupo, che nonostante i numerosi impegni ha voluto
essere presente in questa occasione, mi ha incaricato di dare l'estremo saluto al Prof.
Francesco Speranza a nome suo personale e a nome della Università degli Studi di Parma, che egli
rappresenta. Nel contempo egli desidera esprimere alla Famiglia, così duramente provata, sensi
di profonda condoglianza.
La stessa cosa, con animo turbato, faccio anch'io, che per evidenti ragioni di età
rappresento un po’ i colleghi, gli allievi e i matematici di Parma
Non è questa la sede idonea per illustrare l'opera scientifica di Francesco Speranza, che
va dalla Geometria Differenziale alla Logica, dalla Geometria Combinatoria alla Epistemologia,
dalla Didattica della Matematica alla Storia della Scienza, alla Filosofia. A suo tempo e a suo
luogo ci troveremo per parlare dei suoi contributi scientifici, attestati da moltissime
pubblicazioni e dai lavori dei numerosi allievi.
Oggi mi pare opportuno ricordare il collega e sopra tutto l'Uomo.
Nei lontani anni ‘50 i matematici italiani erano pochi. Indipendentemente dalle varie
discipline ci si conosceva tutti, di persona o per sentito dire. Già allora si sapeva che a
Bologna, allievo del Prof. Mario Villa, oltre a Muracchini ed a Vaona (a me più vicini per età),
c'era un giovane assai promettente; era Francesco Speranza.
Di persona c'incontrammo a Mosca nel 1966, al Congresso Internazionale di Matematica, e
lì mi espresse il desiderio di venire a Parma, dove nel 1959 aveva tenuto un corso per incarico.
Nel 1969 fu possibile realizzare questo progetto.
Da allora fu nostro collega a Parma come Ordinario di Geometria e dal 1974 come Ordinario
di Matematiche Complementari.
In questi 30 anni di attività nel nostro Ateneo egli è riuscito, partendo praticamente da
zero, a costruire intorno a sé un valido nucleo di ricercatori, che operano nel campo della
Didattica della Matematica con naturali estensioni ai campi limitrofi della Epistemologia, della
Storia della Scienza e della Filosofia.
Impegno costante e chiarezza negli obbiettivi gli hanno permesso di conseguire risultati
significativi nell'ambito sopra accennato. Mi limito a ricordare la costituzione a Parma del
Centro di Sperimentazione e Documentazione dei mezzi didattici della Matematica, a seguito di una
convenzione fra l'Unione Matematica Italiana e l'Università di Parma, la recente attivazione del
Corso di Perfezionamento in Didattica della Matematica, la rinascita a Parma della Mathesis,
l'organizzazione e la partecipazione a numerosi Corsi di Aggiornamento per insegnanti ed a
sperimentazioni didattiche nelle scuole.
Io ricordo bene il periodo, negli anni ‘70, che segnò una svolta nei suoi interessi
scientifici, dalle ricerche in Geometria Differenziale e in Teoria dei Grafi alla Didattica della
Matematica. Una volta ebbe a dirmi che ormai credeva poco all'università intesa in senso
tradizionale, che, in molti settori scientifici, operava su un numero ridotto di studenti e, in
sostanza, tendeva a farne degli specialisti. Per questo preferiva dedicare le sue energie alla
didattica della matematica. In questo modo, attraverso l'opera degli insegnanti delle scuole di
ogni ordine e grado, i frutti delle sue ricerche avrebbero potuto influenzare positivamente
centinaia e centinaia di giovani studenti.
E qui viene fuori l'Uomo, non solo sensibile al fascino della Scienza, ma anche
consapevole del suo valore sociale. E' mia opinione che questo atteggiamento di servizio gli
derivasse da una formazione cattolica, da un cristianesimo non di parole, ma di fatti.
Il tempo ormai stringe ed è opportuno avviarsi alla conclusione. In 30 anni di lavoro
all'Università non ho mai avuto collega più operoso, più sensibile, più presente nei vari organi
accademici. Dei numerosi incarichi da lui responsabilmente espletati, mi limito a ricordarne uno
lontano ed uno recente: i tre anni di direzione della Rivista di Matematica e il lavoro per lo
Statuto del nostro Ateneo.
Tra i tanti colleghi che ho avuto nella mia lunga permanenza all'Università, Francesco
Speranza si distingue per uno spiccato senso del dovere, per un esemplare rispetto della cosa
pubblica, per la generosa disponibilità verso colleghi e studenti. Scrupolosissimo sempre nei
suoi doveri didattici, era già molto provato dalla malattia e ancora si preoccupava del suo corso
e di giustificare la sua assenza nell'ultima riunione della Facoltà ...
Per quanto ho riferito e per molti altri motivi ancora, Francesco Speranza lascia un
grande vuoto tra noi. Cercheremo, almeno in parte, di colmarlo mantenendone vivo il ricordo e
soprattutto continuandone l'opera.
Giovanni Battista Rizza
Parma, 21 dicembre 1998
Cartolina ad un maestro
Quando ci siamo laureate con tesi su argomenti di Geometria, di cui era relatore il
professor Speranza, e quando poi abbiamo cominciato a lavorare con lui, non avremmo mai
immaginato di quali e quanti temi ci saremmo occupate in seguito.
Inizialmente ci diede in mano alcuni libri e, con il grande rispetto che ha sempre
contraddistinto il suo insegnamento, ci disse: "Leggete e vedete che cosa si può ricavare". Non
ci ha mai dato consegne troppo precise, lasciando spazio alla nostra creatività e fantasia,
tollerando le nostre incertezze ed incapacità di giovani laureate. Anche nell’errore non ci ha
mai giudicato, ma ne ha semmai tratto spunto per aprire ed esplorare nuovi orizzonti. Le sue
"lezioni" per noi non sono mai state "ex cathedra", ma hanno sempre stimolato la nostra
curiosità, la riflessione, richiedendo ogni volta un nostro contributo, una partecipazione
attiva.
Di fronte alla nostra "rigidità" di laureate in matematica, ci spingeva ad essere
"specialiste in genericità", intendendo con questo che non ci si deve fossilizzare in un ambito
di ricerca, perché la cultura ha mille sfaccettature e si esprime in mille modi diversi, pur
facendo sempre perno sull'’uomo.
Questa attenzione all'’uomo ha fatto sì che fosse precursore in diversi campi. Intuì che non la
matematica insegnata doveva cambiare, ma soprattutto la sua didattica: già nel 1973 ci guidò alla
ideazione di itinerari didattici che prestassero molta attenzione ai processi cognitivi dei
ragazzi, puntando alla conquista del concetto, alla scoperta della necessità di certi assiomi,
teoremi e proprietà, lasciando sempre una parte allo studente perché avesse il gusto dell’ "ars
inveniendi", senza mai perdere di vista la realtà, quella fisica, sociale, intellettuale, ...
insomma l’uomo nella sua completezza.
E che dire degli stimoli verso la Filosofia e l'’Epistemologia ? Anche in questo
precorrendo i tempi, le sue ricerche lo hanno portato alla consapevolezza che solo una conoscenza
che vada ad indagare anche alle radici del pensiero può essere completa. E’ proprio di questi
giorni il riconoscimento ufficiale dell’importanza del pensiero filosofico all’interno di tutte
le aree culturali.
Ed è attuale il ricorso alla multimedialità per favorire e studiare i processi di
apprendimento: anche in questo settore il prof. Speranza lavora da tempo, il "Centro di
Sperimentazione e Documentazione dei mezzi didattici della Matematica" da lui diretto opera dal
1973.
Tutti questi interessi non ci hanno mai allontanato dalla Matematica, anzi sono stati
complementari e ci hanno spinto ad approfondire lo studio teorico. Quest’ultimo è indispensabile
per la cultura di un ricercatore, ma sarebbe sterile se i risultati ottenuti rimanessero tra le
mura universitarie. Un altro suo insegnamento è stato quello di spingerci verso l’esterno, verso
il mondo della scuola considerando l’importanza del "servizio" a favore di coloro che, in ultima
analisi, sono i fruitori della ricerca in didattica: insegnanti e studenti.
Ci ha insegnato a porci in situazione di ascolto: non solo intervenire dopo un’accurata
preparazione della lezione, ma anche saper cogliere ciò che passa nella testa dei ragazzi (o
degli insegnanti in situazione di aggiornamento) per prendere spunti in base ai quali rilanciare
la nostra ricerca, come muovendosi con continuità su di una spirale conoscitiva.
Ci ha insegnato ad amare la nostra professione (non solo la matematica !), a portarla
avanti con umiltà, con dignità, talvolta con rabbia, ma comunque con la consapevolezza che
l’insegnamento, al di là delle possibili delusioni, ha un ruolo fondamentale nella società.
Margherita Michelotti, Paola Vighi
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